Si è riunita ieri (mercoledì 4 marzo) la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari per discutere sulla concessione o meno dell’autorizzazione a procedere richiesta dal tribunale di Ferrara nei confronti di Carlo Giovanardi.
La richiesta è relativa al procedimento per diffamazione aggravata per la frase pronunciata dal senatore durante la trasmissione di Radio24 “La Zanzara”: “Quella macchia rossa dietro è un cuscino […]; “Gli avevano appoggiato la testa su un cuscino”; “No, non è sangue. Ma neanche la madre ha detto che è sangue e neanche lo può dire. Perché non è così”. Parole che arrivarono il giorno dopo il sit-in piazza del Coisp e l’esposizione di una foto ritraente Federico Aldrovandi deceduto, steso sul letto dell’obitorio, da parte della madre Patrizia Moretti.
La procedura non si è conclusa e dunque non è stata presa alcuna decisione: il presidente della Giunta, Dario Stefano (Gruppo Misto), ha proposto di ascoltare nella prossima seduta lo stesso Giovanardi.
La relatrice Nadia Ginetti (Pd) ha riepilogato i fatti e ricordato che il ruolo della giunta non è giudicare il fatto in sé ma solo se integri le fattispecie previste dall’ordinamento per la concessione o meno della prerogativa dell’insindacabilità ai sensi dell’articolo 68, primo comma, della Costituzione. In pratica la giunta per le immunità dovrà stabilire se le parole di Giovanardi abbiano un nesso funzionale con l’esercizio dei compiti parlamentari.
La Corte costituzionale ha stabilito per questo due parametri da tenere in considerazione: la sostanziale corrispondenza di significato tra opinioni espresse all’esterno e opinioni espresse nelle aule parlamentari e la presenza di un legame temporale fra l’attività parlamentare e l’attività esterna, in modo che questa venga ad assumere una finalità divulgativa rispetto alla prima.